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SAN MICHELETTO E SAN VITO.
Nella depressione che ancora oggi è visibile a est della chiesa di San Micheletto (attualmente sede dell'ANA), denominata Fossa di Sermion, era situato il terzo cimitero di Bussolengo.
Questo luogo noto già nel XVI secolo, era utilizzato per dare sepoltura agli annegati nel vicino fiume. I corpi restituiti dal fiume Adige, venivano recuperati e deposti per l'identificazione in un locale adiacente la chiesa quindi, a spese del Comune, seppelliti in loco. Di quanto scritto sugli annegati non esiste una qualche documentazione antecedente o a partire dal secolo citato, si fa riferimento ad un “si dice e si ripete” tramandato da padre in figlio.
I registri della parrocchia non citano alcun caso di sepoltura di annegati nella Fossa di Sermion. Si può pensare che nella zona fossero seppelliti sventurati sconosciuti e privi di una identificazione religiosa.
Nelle storie del “si dice” c'è la storia di un'unica donna annegata alla quale venne concessa la sepoltura con il rito cristiano, nel cimitero parrocchiale, perché le fu trovato addosso un rosario.
Questo non trovare alcun riscontro nei registri dei morti della parrocchia di Santa Maria Maggiore, con prepotenza affaccia nel ricercatore l'ipotesi di un legame di questo sito ad un probabile cimitero longobardo abbandonato dopo la conversione di quest'ultimi al cristianesimo.
A favore dell'ipotesi, la presenza in loco dell'arcangelo San Michele (chiesa di San Micheletto), venerato dai Longobardi quale traghettatore dei morti nell'oltretomba. Ma è un'ipotesi che si scontra con la realtà che vuole la mancanza di qualsiasi reperto funerario longobardo nel territorio, malgrado questo popolo abbia dominato a lungo il paese di Bussolengo: dal 596, arrivo di Alboino, fino al 774 anno in cui Carlomagno sconfisse Adelchi, ultimo re longobardo.
Al contrario dei Franchi calati in Italia come conquistatori, i longobardi, giunti quale popolo migratore (con i loro usi, costumi e con proprie leggi), si integrarono tanto bene nel territorio da evitare la loro disgregazione malgrado la sconfitta. Come è possibile che non avessero un loro cimitero?
Da cosa deriva la totale mancanza di reperti funerari ricongiungibile alla loro presenza nel territorio? Unica spiegazione, in mancanza fino ad oggi di un qualsiasi indizio, è da ricercarsi nella perfetta integrazione di questa popolazione nel tessuto locale tanto da poter utilizzare i cimiteri esistenti.
Sempre sotto la giurisdizione del Comune di Bussolengo, in zona San Vito, era il quarto cimitero.
Di esso si ha notizia grazie alla visita pastorale del vescovo Marco Giustiniani. Avvenuta nel 1634, della visita citata, restano limitate e scarne notizie: misure (del cimitero) alquanto ristrette, posizione a ridosso dell'antichissima chiesetta, in esso vengono seppelliti gli abitanti del luogo.